Labirinti oscuri. Voci, rumori, sprazzi di luce improvvisa sugli occhi, lui, sempre lo stesso, ma con un altro nome, un altro vestito, in un altra stanza, ma pur sempre immutato, si adatta al tempo, alla guerra, ai fantasmi e alle voci.

Accostarsi alle commedie, o meglio alla «Commedia» di Eduardo de Filippo significa attraversare la memoria di un individuo (piccolo frammento dell’animo umano), il cambiamento della società, la decadenza e perdita di coscienza. L’autore nella sua lunga carriera scrive circa 40 commedie.
Verranno divise in due parti chiamate Cantate dei Giorni Pari, intesi come quelli fortunati differenziandoli da quelli negativi : Cantate dei Giorni Dispari. Dispari è il giorno storto,infelice, il senso e la visione pessimistica delle cose. Esempi chiari si riscontrano in 3 particolari commedie scritte tra il “45 e il 48” che completano una trilogia da romanzo.

Asse portante per l’autore è il Dopoguerra.
Per Eduardo il Dopoguerra è l’inizio di una guerra. La si combatte dal profondo dell’animo, fatta di sogni confusi (Le voci di Dentro), strane presenze (Questi Fantasmi!), denaro nei cassetti (Napoli Milionaria!).

Il protagonista è l’agnello sacrificale. Messo in mezzo, deportato, indebitato,accusato e accusatore, sognatore e consapevole. Vittima della società che lo circonda, preda di chi gli sta intorno (l’occhio accusatore).
L’autore è radicato nella commedia d’ambiente.
Napoli è lo sguardo di Eduardo. Nella celebre battuta di Napoli Milionaria! «adda passà a Nuttata» infatti non assume soltanto un attesa di guarigione della povera figlia malata, ma l’alba di un giorno nuovo, la speranza di una ricchezza d’animo e di una stima reciproca ormai persa.

La speranza, il senso della commedia stessa è un messaggio che prima rivolge alla sua Napoli ma che poi varca il confine, arriva al mondo, a tutti coloro che hanno subito e che aspettano che passi la notte. Rimanendo sempre fedele all’ambiente, alla dialettica e alla profonda umanità del suo teatro, l’autore arricchisce i suoi testi di magia, prestigio e ambiguità.
Così come Questi Fantasmi! Davvero si fa fatica a credere che il «becco» sia realmente ignaro dell’identità dello scaltro «spettro».
Tale commedia testimonia il sodalizio tra Eduardo e Pirandello, sodalizio che si rispecchia nell’uso comune di personaggi.

Si può quindi parlare anche di un certo «Pirandellismo» per alcuni suoi personaggi, in merito proprio alla necessità delle illusioni, al pensiero negativo dell’impossibilità di arrivare alla conoscenza definitiva d’una persona, la cosiddetta duplicità interpretativa. Per il resto Pirandello e De Filippo sono mondi diversi.

In questo modo gli accadimenti scenici non risolvono le domande che il pubblico si pone sulla realtà dei personaggi, su quello che pensano in quel dato momento,sull’ambiguità dei caratteri, ma l’ambiguità dipinta sulla flemmatica e fredda staticità del volto è costantemente tradita da occhiate sfuggenti e insinuanti.

Alla fine non è importante sapere se l’uomo «ci è o ci fa» ma è fondamentale sapere a cosa è costretto a fare pur di sopravvivere e non negare nulla alla donna che ama.

In Napoli Milionaria! abbiamo una realtà nuda e cruda, in Questi Fantasmi! situazioni ambigue, uomini/spettri e finiamo nel mondo fantastico e visionario di Alberto Saporito de Le voci di dentro. Quest’uomo cade vittima di un equivoco, colpa del suo stesso sogno, delle sue stesse visioni, a tal punto di ritrovarsi incapace di comprendere se sta ancora sognando o se è nella realtà. Solo alla fine comprenderà il rifiuto della parola del suo compianto Zi Nicola, e la convinzione della perdita della morale e stima dell’essere umano.

Per «Jovine, Lojacono, Saporito», si creano dei rifugi scenici, a guardare quel che rimane dell’uomo, ad assistere lo spettacolo dei valori umani ormai perduti.
Ritmi, luoghi e tempi, precisi.

La scena cambia da povertà assoluta a ricchezza ostentata, dalle ombre e spaventi di un palazzo spettrale, al tranquillo rito del caffè pomeridiano, alla confusione tra sogno e realtà in una soffitta colma di sedie e statue e fuochi d’artificio.
Una giostra. Umana e universale.

Eduardo ci avverte che non è possibile privarsi della propria personalità e autenticità, delle proprie convinzioni e decisioni, altrimenti si finisce col diventare schiavi della società e dei suoi sistemi di repressione.

Come per i massimi autori del teatro moderno (Pirandello, Checov, Ibsen), l’uso della propria città o terra natia è sempre stato spunto ed ambiente delle loro vicende.

Partendo così sulla scena con un luogo ben preciso, fino ad arrivare a un risultato che può essere la visione negativa dell’esistenza, premonizioni di una rivoluzione, o al cambiamento dell’uomo.

Da “Uomo di Teatro”, per Eduardo erano fondamentali i riferimenti tradizionali.
La sua città, i suoi riferimenti patriarcali, la conoscenza di nuovi autori, sono gli ingredienti della sua innovazione (Napoli, Scarpetta,Pirandello).

Gli autori contemporanei dovrebbero avere le spalle coperte dalla nostra tradizione (Commedia dell’Arte) per il bene dell’innovazione: sentirsi liberi di raccontare con semplicità e concretezza allo spettatore, mostrando personaggi esemplari, autentici, che si intreccino nella storia come la vita stessa si intreccia giorno per giorno, trasformandosi in una infinita commedia.


!?!

Francesco Casillo
Francesco Casillo - Contributor